Seconda di copertina:
Sotto il nome di Dionigi, membro dell'Areopago di Atene convertito da san Paolo e ricordato in Atti 17, 34, si cela uno sconosciuto che verso la fine del VI secolo (e non prima) scrisse tutta una serie di opere che furono di importanza fondamentale per la mistica del Medioevo. Questi scritti dello pseudo-Dionigi - noti comunemente come Corpus Areopagiticum (o Dionysiacum) - a partire dall'inizio del VII secolo furono ritenuti opere autentiche dell'Areopagita; un'opinione che rimase inalterata per tutto il Medioevo, finché il primo grande rappresentante dell'umanesimo critico, Lorenzo Valla, non comprese che si trattava di una finzione letteraria. In effetti queste opere manifestano la mentalità del tardo Neoplatonismo e risentono non solo di Plotino (203-269), ma anche di Procio (410-485). Lo pseudo-Dionigi inserì i motivi biblici e le concezioni ecclesiastiche nella visione propria del Neoplatonismo, seguendo in questo l'esempio dei grandi Cappadoci. E questo è un fatto da tener presente in ogni commento del Corpus Dionysiacum, essendo ogni espressione dionisiana riconducibile quasi sempre a fonti platoniche, neoplatoniche e patristiche.
Qui, nella pregevole quanto autorevole traduzione di Salvatore Lilla, vengono presentati tre scritti principali del Corpus: La gerarchia celeste, La teologia mistica e le Lettere. Nella Gerarchia vengono enumerati e descritti nei loro ordini gli angeli, che occupano lo spazio tra Dio e la Chiesa. La teologia mistica riveste una particolare importanza perché tratta sia la dottrina mistica dello pseudo-Dionigi, sia perché illustra i due metodi fondamentali della sua teologia: quello delle affermazioni e quello contraddistinto dalle negazioni. Le Lettere si soffermano sulla trascendenza di Dio e sui modi della sua conoscibilità (o inconoscibilità) in senso proprio.
In sostanza, si tratta di opere insostituibili quando si affronta la storia della mistica cristiana, soprattutto in ordine al pensiero neoplatonico e della patristica greca.
Indice:
pag. 5 Introduzione (Salvatore Lilla)
5 1. Cenni sulla "questione areopagitica"
9 2. Sommario dell'opera e suo intento
12 3. La questione delle fonti
14 4. Le leggi basilari che regolano la concezione dionisiana della gerarchia celeste
Ps. Dionigi l'Areopagita
LA GERARCHIA CELESTE
19 Dionigi prete al confratello Timoteo, sulla gerarchia celeste
19 Cap. I
Ogni divina illuminazione che, grazie alla sua bontà, procede in vario modo verso gli esseri che sono oggetto della sua provvidenza, non solo rimane semplice, ma unifica coloro che la ricevono
23 Cap. II
Le cose divine e celesti sono adeguatamente rivelate anche per mezzo di simboli dissimili
33 Cap. III
Definizione della gerarchia; qual è il vantaggio che da essa si ricava
37 Cap. IV
Il significato del nome "angelo"
43 Cap. V
Perché tutte le essenze celesti hanno in comune l'appellativo "angeli"
45 Cap. VI
Qual è il primo ordine di essenze celesti, quale l'intermedio, quale l'ultimo
47 Cap. VII
Dei Serafini, Cherubini e troni, e della prima gerarchia formata da essi
54 Cap. VIII
Delle dominazioni, delle virtú e delle podestà, e della loro gerarchia intermedia
59 Cap. IX
Dei principati, degli arcangeli, degli angeli e dell'ultima gerarchia formata da essi
64 Cap. X
Ricapitolazione sommaria dell'armonioso ordine angelico
66 Cap. XI
Perché tutte le essenze celesti vengono chiamate indistintamente "virtú celesti"
68 Cap. XII
Come mai i gran sacerdoti - che pure sono uomini - vengono chiamati angeli
70 Cap. XIII
Perché si dice che il profeta Isaia sia stato purificato da un Serafino
77 Cap. XIV
Il significato delle moltitudini angeliche, di cui parla la tradizione "scritturale"
78 Cap. XV
Delle immagini che danno forma alle virtú angeliche e degli altri argomenti successivi
Ps. Dionigi l'Areopagita
TEOLOGIA MISTICA
93 Introduzione (Salvatore Lilla)
105 Cap. I
Cos'è la tenebra
108 Cap. II
Come ci si deve unire alla causa universale e superiore a tutto, e come si devono levare ad essa gl'inni di lode
109 Cap. III
Qual è la teologia affermativa, e quale la negativa
111 Cap. IV
La causa per eccellenza di tutte le cose sensibili non è nessuna cosa sensibile
112 Cap. V
La causa per eccellenza di tutte le realtà intellegibili non è nessuna realtà intellegibile
Ps. Dionigi l'Areopagita
LETTERE
117 Lettera I
A Gaio monaco
119 Lettera II
Allo stesso Gaio monaco
120 Lettera III
Allo stesso Gaio
121 Lettera IV
Allo stesso Gaio monaco
123 Lettera V
A Doroteo ministro
125 Lettera VI
A Sosipatro sacerdote
126 Lettera VII
A Policarpo vescovo
130 Lettera VIII
A Demofilo monaco, sul comportamento che non esce dal proprio rango e sulla gentilezza
145 Lettera IX
A Tito vescovo, che aveva chiesto in una lettera quale fosse la casa della sapienza, quale il cratere, e quali fossero i cibi e le bevande della sapienza stessa
158 Lettera X
A Giovanni teologo, apostolo ed evangelista esiliato nell'isola di Patmo
Indici
163 Indice dei nomi e delle cose notevoli (Gerarchia celeste)
167 Indice scritturistico (Gerarchia celeste)
171 Indice dei nomi e delle cose notevoli (Teologia mistica - Lettere)
178 Indice scritturistico (Teologia mistica - Letttere)