Commento dell'editore e quarta di copertina:
Alla fine del medio evo (secoli XIII-XV) mentre nell'Italia di vecchia tradizione comunale i regimi signorili e principeschi intensificavano il controllo sui comportamenti sociali, anche le attività ludiche diventavano motivo di crescenti attenzioni. Le autorità civili e i rappresentanti della Chiesa si preoccuparono soprattutto di combattere l'azzardo. Tuttavia fu indispensabile concedere qualcosa all'"infame" vizio, giungendo persino, con l'istituzione della casa da gioco pubblica (la baratteria), a trarne talora un vantaggio economico. Cresceva, inoltre, nelle autorità laiche la consapevolezza del valore strumentale del gioco, e non solo a fini addestrativi e di ricreazione, ma anche propagandistici e sociali; il palio diventava, così, il gioco "pubblico" dell'Italia di tradizione comunale fra Tre e Quattrocento: espressione della memoria cittadina e momento in cui far confluire istanze religiose e politiche. Anche la Chiesa giunse alla fine a riconoscere la necessità del gioco: così, alle soglie di una nuova età, se lo stato aveva assunto il monopolio dei grandi spettacoli pubblici, la Chiesa avrebbe cercato di controllare, almeno in parte, la ludicità dei singoli.
Indice:
pag. 7 Premessa
9 Un dilemma nella riflessione dei contemporanei
15 Il gioco illecito nel pensiero tardomedievale
25 Bernardino da Siena: un modello nella lotta contro l'azzardo
39 Violenza e povertà per gioco alla fine del medio evo
53 Il gioco tra regolamentazione laica e proibizione religiosa. L'azione dei comuni: il gioco di fortuna …
89 … e l'attività fisica
103 L'intervento della Chiesa
149 La moralizzazione del gioco nel pensiero religioso tardomedievale
171 «pro bravio sive palio currendo»: un gioco promosso nell'Italia dei comuni
205 Conclusioni
211 Indice dei nomi e delle cose notevoli