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Paradiso, c. V. "Ma non so chi tu se', né perché aggi, Anima degna, il grado della spera Che si vela al mortal con altrui raggi". - CARTOLINA
Paradiso, c. XV. Quivi fu' io da quella gente turpa Disviluppato dal mondo fallace, il cui amor molte anime deturpa: E venni dal martirio a questa pace - CARTOLINA
Paradiso, c. IV. Beatrice mi guardò con gli occhi pieni Di faville d'amor così divini, Che, vinto, mia virtù diede le reni; E quasi mi perdei con gli occhi chini - CARTOLINA
Paradiso, c. XIII. Ch'io ho veduto tutto il verno prima il prun mostrarsi rigido e feroce, poscia portar la rosa in su la cima; e legno vidi già dritto e veloce correr lo mar per tutto suo cammino, perire al fine all'entrar della foce - CARTOLINA
Paradiso, c. XIV. Parea dinanzi a me con l'ali aperte La bella image, che, nel dolce frui, Liete faceva l'anime conserte - CARTOLINA
Paradiso, c. XXV. Leva la testa, e fa che t'assicuri; Che ciò che vien quassù dal mortal mondo, Convien ch'a' nostri raggi si maturi - CARTOLINA
Inferno, c. XXIII. Già non compiè di tal consiglio rendere Ch'io li vidi venir con l'ali tese, Non molto lungi, per volerne prendere - CARTOLINA
Inferno, c. XXXII. "Ormai" diss'io, "non vo' che tu favelle, Malvagio traditor; chè alla tua onta Io porterò di te vere novelle" - CARTOLINA
Inferno, c. XXXIV. Da ogni bocca dirompea co' denti Un peccatore, a guisa di maciulla, Si che tre ne facea così dolenti - CARTOLINA
Inferno, c. XXXI. Torreggiavan di mezzo la persona Gli orribiil giganti, cui minaccia Giove del cielo ancora, quando tuona - CARTOLINA